Negli ultimi anni, si è assistito a un crescente dibattito riguardo alla professione del rider e alle implicazioni nei confronti di coloro che ricoprono questo ruolo.
In primo luogo i contratti che vengono stipulati fra le aziende e i lavoratori molte volte sono precari. Infatti, i rider nella maggior parte dei casi sono considerati lavoratori autonomi od occasionali e, di conseguenza, non dispongono di tutti i benefici a cui hanno diritto i lavoratori dipendenti. Questo porta a una grande instabilità psicologica del lavoratore, non solo per l’incognita della durata del contratto ma anche perché il più delle volte il rapporto di lavoro non prevede ferie retribuite, e tanto meno assicurazione sanitaria o previdenza sociale.
Inoltre, un aspetto molto importante per coloro che svolgono questo tipo di lavoro è la sicurezza. Infatti, i giornali e i notiziari televisivi riportano frequentemente notizie tragiche riguardanti i rider , protagonisti di incidenti , spesso anche mortali..
Avvenimenti drammatici che confermano le condizioni precarie in cui lavorano queste persone unitamente alla totale indifferenza da parte dei datori di lavoro. Proprio questi ultimi al contrario di salvaguardare e proteggere i propri dipendenti, seppur nella posizione di lavoratori autonomi, li trattano come se fossero dei robot,disinteressandosi completamente delle loro necessità e dei diritti che dovrebbero essere comunque riconosciuti in quanto lavoratori. Anzi, al minimo errore i rider vengono licenziati senza il minimo scrupolo.
Un altro aspetto importante, ma molto spesso penalizzante è senza dubbio l’orario di lavoro, che se pur flessibile, non sempre soddisfa le richieste dei lavoratori, che non riescono mai a mantenere un corretto equilibrio fra il lavoro e la vita privata. Senza contare lo stress che deriva dal fatto che la maggior parte degli ordini viene effettuata durante l’orario di pranzo, costringendo i rider a completare il maggior numero possibile di consegne durante le ore centrali della giornata, con notevoli disagi, soprattutto nei mesi estivi, quando il sole è più intenso. Il tutto, poi, è nella maggior parte dei casi gestito da un algoritmo che imposta autonomamente le tempistiche di consegna, controllando così anche a distanza l’operato dei rider, costretti a delle vere e proprie corse lungo le strade cittadine per rispettare la tabella di marcia imposta. Immaginate, dunque, la fatica e lo stress (anche mentale) dei rider, per i quali nel lungo termine, condurre questo stile di vita può risultare poco salutare e sostenibile.
In conclusione, sebbene sia molto comodo avere qualunque cosa abbiamo acquistato direttamente consegnato a casa nostra, non bisogna dimenticare gli aspetti sfavorevoli per coloro che svolgono questo tipo di mansioni, per i quali dobbiamo nutrire grande rispetto.