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La pace è un concetto che, solitamente, viene largamente condiviso, Recentemente, però, la dichiarazione del cantante Ghali “stop al genocidio” avvenuta a Sanremo, auspicando la fine del conflitto tra Israele e Palestina, ha generato polemiche e provocato la presa di distanze da parte della Rai. 

Secondo me, la pace non dovrebbe essere un tema divisivo e  gli artisti hanno non solo il diritto ma anche  il dovere di parlarne pubblicamente.

 

La pace  è una necessità umana universale: dovrebbe dunque essere un obiettivo condiviso, capace di unire anziché dividere. Parlare di pace non dovrebbe dividere ma unire e favorire la riflessione collettiva sulla coesistenza pacifica.

Gli artisti, in quanto voci influenti nella società, hanno il potere di aprire spazi di dialogo. 

La Costituzione italiana, inoltre, garantisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero (art. 21) senza limitazioni o censure. Questo principio sottolinea l’importanza di un dibattito aperto e della libertà di espressione, elementi ovviamente essenziali in una società democratica.

Gli artisti, attraverso la loro arte, possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la pace come valore comune. 

 

Oltretutto mi sembra  che la Rai, prendendo le distanze da un “grido” di pace unicamente per non “correre il rischio” di schierarsi da una parte o dall’altra nel conflitto, abbia lanciato un messaggio sbagliato. Gli artisti, come ho già detto, con il loro potere comunicativo e divulgativo, devono trattare pubblicamente la questione, contribuendo a favorire la riflessione personale e il confronto. Anzi, non solo gli artisti ma  tutti i personaggi più influenti. La libertà di espressione,infine, garantita dalla Costituzione italiana, sottolinea l’importanza di questo dialogo aperto per una società più inclusiva e pacifica.

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