La ludopatia è di recente tornata alla ribalta, a causa delle indagini a cui sono sottoposti alcuni celebri calciatori. Questi ultimi, per motivare la loro abitudine di scommettere online ingenti somme di denaro, si sono giustificati parlando di una dipendenza patologica dal gioco. L’opinione pubblica si è divisa tra innocentisti e colpevolisti: molti hanno sottolineato la solitudine di ragazzi giovani e privilegiati che, guadagnando centinaia di migliaia di euro all’anno e vivendo sconnessi dal resto del mondo, non troverebbero di meglio se non sprecarli in macchine di grossa cilindrata, feste e scommesse online. Tralasciando le facili ironie resta da domandarsi se scommettere sul risultato di una gara sportiva, per poi cercare di influenzarlo, sia davvero una manifestazione di ludopatia o una semplice frode.
In effetti, avere a disposizione tanto denaro in giovane età può creare delle difficoltà. In queste situazioni si possono trovare sportivi professionisti, ma anche attori, artisti o celebrità baciate dalla fortuna. Nel mondo della musica, ad esempio, ci sono da sempre molte rockstar che fanno un uso spregiudicato di droghe di ogni genere, dimostrando un rapporto quanto meno problematico con i soldi. Anche la mancanza di soldi tuttavia, se conduce a un indebitamento eccessivo, può rappresentare un problema che sfiora la patologia: per questo esistono, ad esempio, enti benefici che si propongono di aiutare le persone che non riescono a gestire i propri debiti, insegnando loro come affrontarli. Si tratta di situazioni che in genere non fanno notizia, così come non fa notizia la ludopatia degli anziani che si giocano la pensione al videopoker.
A differenza di dipendenze più conosciute, come quelle dalle droghe o dall’alcol, la ludopatia emerge solo quando coinvolge personaggi famosi. La ludopatia delle persone comuni spesso non ha bisogno di Internet. Basta un bar fumoso che ospita slot-machine e videogiochi. Anche le tabaccherie dove si gioca al Superenalotto o si comprano “Gratta e Vinci” fanno la loro parte. I 111 miliardi di valore di mercato del gioco d’azzardo non riguardano solo il web, ma anche persone di modesta estrazione sociale o scarsa istruzione, che della tecnologia non hanno bisogno per farsi male. L’aspetto più grottesco è dato dal guadagno dello Stato, che ad ogni giocata, se fatta via Internet, presso una tabaccheria o comprando un biglietto della lotteria, guadagna una percentuale. Il fatto che lo Stato lucri sulle debolezze dei cittadini, sull’uso del tabacco, dell’alcol o del gioco d’azzardo, è qualcosa su cui tutti dovrebbero interrogarsi.
Ben vengano, dunque, gli scandali riguardo sportivi ludopatici, rockstar tossicodipendenti e attori inebriati da troppo alcol, se aiutano a mantenere desta l’attenzione su situazioni di questo genere. Se però si vuole affrontare seriamente il problema, occorre tenere conto delle dimensioni e partire dai più svantaggiati, lasciando ai privilegiati la libertà di curarsi come meglio credono.